I Dissidenti
I Libri dei Ricordi del Mondo

Una società distopica governata dalla forza dell’Arte. Un mondo dove il confine tra Artisti e Dei sembra irrilevante.
La Città assediata: una delle quattro storie di Borges. Città che delinea una società disumana governata dal una scienza sterile, rappresentata dal maestoso Algoritmo. Città che può rappresentare anche il mondo intimo di ognuno di noi, dove la scintilla rischia di spegnersi per il soffio della routine.
Questo mondo nasconde l’Equazione dell’Uomo dietro l’Arte, che viene furbamente asservita sostituendo il potere religioso e politico con Artisti, a capo dei quali vi è Madre: una trasfigurazione moderna di Cibele.
Il Popolo represso assiste meravigliato al melodioso canto di lei, che porta ricordi di un amore lontano che ormai ha assunto i contorni di una leggenda.
Qualcuno non è disposto ad accettare le regole di una società dominata da monitor: i Cittadini li chiamano deviati, ma loro preferiscono ‘Dissidenti’.
Al gruppo, capitanato dall’ultimo Guru rimasto, si unisce Liu, un’Artista condannata per la sua sete di Infinito. Insieme forse potranno sovvertire il destino della Città.
Il primo passo decretato da Liu è riappropriarsi della storia: nasce così il ‘Primo libro dei ricordi del mondo’.
Quell’Uomo che ha creato l’Arte può essere risvegliato?
La lotta contro una società malsana, vista e sentita dall’intimo di una cantante lirica.
L’intreccio di personaggi e punti di vista diversi, dove l’Arte – in particolare il canto - si trasforma in terapia, bellezza, spiritualità, relazione, benessere, amore, vita.
Sentire Eterno.



Citazioni

“Ricordo quando cambiò la nostra vita.
La nostra Città bruciò e noi con lei, per fortuna.
Potete leggere il ‘Primo libro dei ricordi del mondo’ per sapere com’è andata.”


“Potranno cancellarmi, ma non potranno mai strapparmi via ciò che sono.
Un’Artista. Una Dissidente.”


"Ci programmarono per essere infallibili. Invano."

"Se la vita è il mio gioco, perché non mi sto divertendo?"

"Fai arte per vivere bene, perché quando vivi per fare arte bene sei spacciato."

"Il canto avrebbe proseguito per sempre."

"Esiste una parola che non sono ancora riusciti a cancellare: Amore. Io non ho mai saputo cosa significhi, ma credo che finché non me la strapperanno dalla memoria... magari un giorno potrei scoprirmi a pensare che “Ecco, quello è l’Amore”. Non penso ad altro."

"Fuggii.
Mi nascosi tra i fumi della Città incontrando i Dissidenti.
So che quando morirò non sarò mai esistito, ma spero di poter creare l’occasione perché qualcuno possa esistere anche per me."


Orrore a tratti, unito a lampi di stupore e ammirazione. Questo era un Popolo.


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Informazioni

Genere: Romanzo Distopico
KDP ISBN: 9798458242547
83 pagine
Formato: 154 x 228 mm
Prezzo: 9,99 euro (cartaceo) - 2,99 euro (Kindle)

Intervista a Cammarata Web TV con Marcello Monti e Pamela Luidelli

Intervista a Scambievolmente di Christian Tarantino

La rete dei tesori -Roberta Alberti

Recensioni

La Bottega di Hamlin
(blog)

Nei libri di Elisabetta Tagliati c’è un senso di oppressione che attraversa storie, narrazioni, vicende. Lo scenario è quello, infatti, di mondi distopici che però a ben vedere potrebbero essere molto più vicini a noi di quanto crediamo.
L’Arte la fa da padrona, soppiantando tutto e tutti. Dietro di essa ci sono le storie delle persone normali, da cui parte la ribellione in forma di resistenza. Così, nei libri della Tagliati, le Città diventano simbolo del mondo di ognuno di noi, quello più intimo e nascosto in cui la routine può distruggere qualsiasi scintilla di vita.
La lotta tra la vita (l’umanità che vuole restare protagonista) e la morte (il potere o la quotidianità) diventa quindi il percorso principale nel quale leggere questi due romanzi, che appaiono diversi tra loro ma che si assomigliano nel nucleo centrale, nella ricerca dell’amore, della passione, della profondità e dell’unicità dell’essere umano.
In tutto questo l’arte ha un ruolo straordinario, perché diventa quasi terapia che porta alla bellezza, alla relazione, alla spiritualità e al benessere.


Beniamino Malavasi
(autore e blogger, ilcircolofozio.altervista.org)

Dimenticatevi la dolce, onirica, spirituale Autrice di Oltre l’abisso.
In I dissidenti Elisabetta Tagliati sfoggia atmosfere orwelliane, un misto di angoscia e dubbi descritti con piglio sicuro, deciso.
Tagliati si (e ci) interroga sulla valenza, sul significato ultimo e profondo di Arte: che cos’è l’Arte? Arte e Libertà possono convivere o sono in antitesi?
In effetti è con un certo sgomento che apprendiamo come possano essere utilizzati simboli di cultura – e arte – come i conservatori e le biblioteche mediali…
I dissidenti è un racconto aperto: sì, perché l’Autrice stuzzica il lettore a chiedersi – fino a interagire con essi – chi siano in realtà i protagonisti, perché non abbiano un nome (come tutti noi), perché siano… così. Chi è A? e B? Chi è Madre? A Quest’ultimo riguardo, la stessa Tagliati, interrogata al riguardo, suggerisce un richiamo a Cibele – la Dea Madre: sarà vero o trattasi di un ennesimo inganno?
E se l’Orwell di 1984 propende per l‘applicazione piena della locuzione Mors tua Vita mea, Elisabetta Tagliati, nel descrivere il dopo la Rivoluzione, mantiene i registri del prima: i dubbi, le incertezze restano. Compaiono, però, i nomi degli eroi…
Ed ecco emergere Liù. Liù come la schiava del re Timor, padre di Calaf, il vincitore di Turandot, la celebre opera pucciniana.
E anche qui Tagliati non svela nulla: deve essere il lettore a capire il suo pensiero, coinvolgendolo in una sorta di gioco di specchi. Liù, la Dolcezza, l’Amore contro Turandot, principessa di sangue, principessa di morte. Ma Turandot è anche il titolo dell’ultima e, per di più, incompiuta opera di Giacomo Puccini, grande e ultimo (ancora!) esponente del Romanticismo (in ambito operistico) italiano.
Tutto chiaro?
Nessun – lettore – dorma che il suo – dell’Autrice – mistero è chiuso in Lei. Ma all’alba, dopo aver letto con attenzione il testo, tu lettore Vincerai!




Anna Vaccari
(autrice e traduttrice)

Come disse Robin Williams ne L'Attimo Fuggente: “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”
Credo che questo rappresenti in gran parte l'idea alla base de I Dissidenti. In un mondo distopico (ma non tanto lontano dal nostro) possiamo immedesimarci nei personaggi e chiederci "E io cosa farei al loro posto?"
Perchè proprio quando credi di sapere chi sei è il momento di metterti in discussione.


Riccardo Iannaccone
(autore)


“I Dissidenti”, opera scritta da Elisabetta Tagliati, è una scacchiera narrativa con picchi di originalità estrema.
È un monito e al tempo stesso una riflessione fitta rivolta al presente e al futuro.
Un romanzo distopico per gli amanti del genere, dove ogni verbo, lettera o numero non è messo lì per caso.
Non posso, pertanto, che fare i complimenti all’autrice, sia per come ha saputo gestire il tipo di narrazione, sia per lo stile ricercato e particolare. Da leggere.

Recensioni

Gio Cancemi
(autore e pianista)

Quod me nutrit me destruit” - “Ciò che mi nutre mi distrugge
In un mondo governato dall’Arte - diventata forma livellante di governo totalitario - essere Artisti cosa significa?
Significa assoggettarsi al regime e alla sua rigidità essendo approvati buoni Cittadini o manifestare la parte spontanea e innata della propria anima con la sua irresistibile sete d’Infinito e diventare… “Deviati", o meglio, “Dissidenti"?
E cosa sono, davvero, i Dissidenti? Criminali o soltanto Umanità che vuole dar voce alla parte più nascosta, autentica e preziosa di sé, frammenti di collettività che rivendicano, ognuno al massimo dei propri mezzi, ognuno a suo modo, la propria splendente natura di Esseri Creativi, anche se questo non soddisfa l’Algoritmo che seleziona gli Artisti approvati dal sistema con i suoi altissimi, discriminanti parametri?
Non sono essi stessi, i Dissidenti, forse, Artisti di fattura ancora più pregevole proprio perché governati e pungolati da un’urgenza naturale irrinunciabile?
Queste e altre sono le domande che si pone Liu, - omonima, non a caso, della “piccola grande donna” della Turandot di Puccini - la protagonista di questa storia che, ustionata in tenera età dalla Bellezza ineffabile dell’Arte, ne porterà il dolente marchio su di sé a vita, come un desiderio senza fine e confine, troppo libero e connaturato a lei nella sua essenza più istintiva e inestimabile per sottostare alle fredde e tecnologiche leggi dell’Algoritmo.
Con la protagonista si pone le stesse domande l’autrice e noi lettori con lei, specialmente in questi tempi dove è necessario riafferrare l’Essenza prima di ogni cosa, di ogni sensazione e pensiero; per ritrovare il lembo di un sentiero anche precario, ma che indichi una direzione, anche fra foreste di schermi illuminati pieni, nei casi peggiori, di urla (gli schermi, in questa storia, da “ultrapiatti” diventano significativamente “urlapiatti”) o di stimoli perlopiù falsi e oltremodo frastornanti.
Consigliata, quindi, la lettura per trovare spunti di riflessione e risvegliare il pensiero, confidando nella benefica presenza di “un equilibrio misterioso, in cui noi fluttuiamo, che tende a ristabilirsi con o senza il nostro aiuto”.



Benedetta Leoni
(blogger)
Oggi vi recensisco il romanzo breve "I dissidenti: i libri dei ricordi del mondo"; questo è un romanzo breve, dispotico, ma intenso, che insegna veramente tanto.
Da quando l'Arte ha valore o non lo ha? Chi lo decide? E' giusto che chi si definisce unico difenda questa convinzione? "I Dissidenti" stimola le persone a cambiare, a mettere in discussione se stessi e le proprie decisioni, che a volte è bene cambiare.

Davide Maccaferri
(musicista)


Attuale e profondo
Un libro unico e coraggioso ambientato in una società dai tratti pericolosamente affini alla nostra. Potrà l'arte salvare l'uomo? Da leggere.


Cristian Costantini
(musicista)


Avvolge in una realtà dove il canto è l’unica salvezza
L’autrice, bravissima ed elegante nella scrittura, ha il potere di rendere reale ciò che è fantasia, e fantasia ciò che sembra reale. Consigliatissimo!


Laura Malagoli
(musicista)


Bel libro, fa molto riflettere. La scrittura non è convenzionale ma è strutturata in modo da riportare una serie di testimonianze scritte da individui diversi, ognuno dei quali dà la sua visione degli eventi. La condizione descritta all'inizio mi ha ricordato un mondo in stile Trueman show e Pleasantville. Pensandoci bene, la realtà descritta non è poi così distante dalla nostra.
Il libro sembra breve ma in realtà è denso di avvenimenti e di emozioni e scava nel profondo, facendo riflettere il lettore. Consigliato!

Recensioni

Vincenzo Todesco
(autore, attore, insegnante, avvocato)

Ed ecco qui Betty!!
Visionaria, certamente. Una forza. Una visionaria archetipica, quasi per natura. La Città. La Madre. L’Albero. I Calcolatori. I Dissidenti. La Rivoluzione. Il Rinascimento. L’Arte. I Dignitari. Il Figlio. Il Sacrificio. I semidei problematici e fragili, Wil e Liu.
E sopra ogni cosa, l’immagine spaventosa del Conservatorio!
Devo dirti che a quel punto del tuo scritto mi sono molto divertito. La descrizione è così acuta, precisa, le pratiche che lì si consumavano così atroci, la distruzione della creatività così estrema, che viene spontaneo confrontarle con i nostri moderni Conservatori, ligi alla tradizione, chiusi e impenetrabili. Una critica totale, apocalittica, terrificante.
Ma Liu rimane personaggio ambiguo, ancora sottoposta al fascino della supposta Casa dell’Arte, ancora sensibile ai giudizi che da lì provengono. Questa ambiguità la rende viva, palpitante, umana e in certo senso più che umana. Estrema, nella sua ansia di sacrificio.
Lo stile è il tuo. Ormai lo possiedi con sicurezza. Lo stile sei tu.


Mattia Braghiroli
(lettore, poeta)

I Dissidenti, romanzo che narra di una città governata da una forma d' "arte" troppo fredda e "perfetta" (proseguendo poi nella lettura si scoprirà che anche tutte le altre città hanno adottato il medesimo sistema di governo) ed in cui le abitudini, le mansioni ed il destino ultimo nella vita di ogni buon cittadino vengono scandite e determinate senza possibilità d'appello da un tanto misterioso quanto supremo algoritmo (sequenza logica alla base del funzionamento di programmi informatici).
In contrapposizione a tale costante e ripetitiva "perfezione" nasce e si sviluppa il gruppo dei dissidenti, un insieme di cittadini deviati che vivono l'arte in modo più umano, intriso di passione e sentimento, alla costante ricerca di novità e bellezza, per questo sono ritenuti pericolosi per la collettività e perciò banditi dalla città e destinati all'esilio.
Due mondi così diversi fatalmente destinati a scontrarsi...
Ne i dissidenti la scrittrice utilizza abilmente un linguaggio che, pur essendo ricercato, garantisce una narrazione avvincente e coinvolgente, un'ottima comprensibilità sia della storia che dei concetti e dei messaggi fondamentali che l'autrice vuole trasmettere al lettore.
Originale la scelta di esporre a turno, uno per volta, i pensieri e le riflessioni di ognuno dei personaggi coinvolti: ciò rende evidente il punto di vista e l'ideologia di ogni singolo personaggio che proprio attraverso queste caratteristiche viene fortemente caratterizzato senza che vi sia necessità di descrivere aspetti fisici ed estetici. A personale parere tale strategia risulta pienamente azzeccata e coerente con i messaggi che il romanzo si propone pur rendendo a tratti leggermente difficoltoso per il lettore seguire la cronologia degli eventi narrati.
I Dissidenti risulta essere un vero e proprio grido di violenta disperazione e di monito verso una società moderna sempre più appiattita dall'eccessiva dipendenza dalla tecnologia ed in cui il conteggio di "like" e commenti sotto la nostra collezione di ricordi digitali comunemente chiamati "post" sia l'unico "termometro" della nostra importanza e del nostro valore all'interno della società stessa. I Dissidenti allo stesso tempo risulta essere un’esortazione ferma e convinta alla ricerca dell'unicità e delle emozioni di ogni singolo essere umano ed allo stesso tempo una gentile ed accorata difesa di essa in coloro che percepiscono la propria "diversità" e che a causa di questa vengono scherniti ed emarginati.
In tempi in cui i temi della "diversità" e dell'inclusione sociale ci vengono proposti con tale frequenza da risultare mera strumentalizzazione e (forse peggio) un tentativo di accaparrare consenso senza poi dare a parole e proclami un seguito concreto nei fatti, chi scrive apprezza fortemente il modo crudo e viscerale che l'autrice sceglie per lanciare i propri messaggi.
In conclusione un romanzo che è un vero e proprio inno agli ideali di creatività ed amore per la libertà, alla bellezza ed all'espressività di ognuno di noi. Vivamente e calorosamente consigliato!

Lettura musicale dell'Epilogo

Intervista di Cetty la Cagnina

Recensioni

Christian Tarantino
(book blogger)

Romanzo breve ma ricchissimo di spunti di riflessione! Chi decide se l'Arte è di valore o meno ? Chi decide chi sono gli artisti ? E' giusto difendere la propria autenticità e unicità ? I DISSIDENTI scava dentro di noi stimolandoci non omologarci a un sistema dominante che ci schiaccia sempre più.Brava Elisabetta! Ho apprezzato molto il metodo di scrittura, MOLTO immersivo e coinvolgente.

Recensioni

Manuel Chieregato
(composer)

"I Dissidenti" di Elisabetta Tagliati, romanzo breve ma assai complesso, si distingue per una scrittura ricca di rimandi, che invita il lettore a un'interpretazione su più livelli. Avvincente allegoria fantascientifica di un male alle porte, dalla quale trovo difficile non lasciarsi coinvolgere.
Angelarosa Weiler
(autrice)

Romanzo distopico breve ma intenso, come le emozioni che suscita. Nato in un’epoca difficile a livello globale, affonda le radici in una Terra resa oscura da paure, restrizioni della libertà e separazioni all’interno della fratellanza umana. Scorrendo queste pagine, ho sentito risalire sensazioni che accompagnano il presente e hanno impregnato il passato prossimo, fragilità che chiedono sicurezze, anche artificiali, pur di ripristinare l’illusione di un equilibrio il quale, per sua natura, non può durare a lungo. La Vita è cambiamento, una continua rivoluzione tesa all’evoluzione. La vibrazione dell’essere risuona in sintonia con questa legge di natura, la mente a volte preferisce declinare l’invito a immergersi nel flusso dell’esistenza, si aggrappa ai totem di un impossibile mantenimento dello status quo, macchiandosi dell’unico peccato che conosco e riconosco: l’ignoranza, intesa come disconoscimento della facoltà di libero pensiero e libero arbitrio, resa incondizionata nei confronti di algoritmi mendaci che risucchiano la personalità. In seguito a una simile caduta, l’anima è il passeggero di un veicolo alchemico privo di cocchiere e, come scrive l’autrice, “l’essere umano si trasforma in un vuoto contenitore di paura, sofisticata macchina biologica ad alto costo energetico”.

Recensioni

Angelarosa Weiler - continua
(autrice)

Trattandosi di un romanzo distopico, la trama si snoda in luoghi e tempi al di fuori della conoscenza del lettore. La penna di Elisabetta Tagliati ha saputo fornire una descrizione accurata e coinvolgente di questo mondo di archetipi e metafore, rendendolo niente affatto misterioso o imperscrutabile. La visione dei luoghi e dei personaggi, degli efferati delitti che si consumano ai danni dell’Ego, atrocità mirate alla distruzione dei talenti e della capacità creativa dell’uomo, appaiono a tutti gli effetti reali. La Casa dell’Arte, apocalittico mattatoio del pensiero astratto, la Città, i Monitor, ogni ambiente e situazione è un artificio che rimanda a peculiari condizioni ben note ai nostri giorni. L’Algoritmo imperante, Madre, la quale ammalia le menti col suo canto sopendo ogni forma di elusione, i Dignitari e infine i Dissidenti, coloro che si oppongono a una società resa sterile da una scienza ottusa e dai computer, sono immortalati con estrema cura. Il personaggio che ho sentito più vicino è Liu; anche lei, come me, anela a reimpossessarsi della Storia. Nel corso della lettura, i suoi stati d’animo sono divenuti i miei, con lei mi sono tormentata, in sua compagnia ho lottato, sono caduta, mi sono rialzata e, nella piena consapevolezza dell’umana fragilità, ho proseguito il cammino in cerca dell’Infinito. L’Arte salverà il mondo? Lo scoprirete solo leggendo. Vi posso garantire che ne vale la pena.
Lo stile di Elisabetta Tagliati è vibrante, soave e al tempo stesso incisivo, a tratti persino lacerante come il graffio di un artiglio d’aquila. La sua penna sa impressionare profondamente senza mai scadere nella volgarità o nella turpitudine. Singolare è la scelta di utilizzare caratteri e formati di stampa differenti nella composizione dell’opera letteraria; lo stesso dicasi per la sequenza di dialoghi scambiata non tra esseri umani con un nome proprio, bensì tra account

Recensioni

Stefania Marotta
(La Cortigiana d'inchiostro)

Cari amici librosi, questo mese la recensione è dedicata a un romanzo di genere distopico I dissidenti di Elisabetta Tagliati. Un romanzo che richiama le atmosfere orwelliane, in cui domina una società complessa, disumana, governata dal famigerato Algoritmo, che scannerizza e analizza le capacità di ogni individuo.
In una società completamente atea, dove ciò che non si vede non può essere concepibile, dove la speranza e la volontà non hanno più motivo di essere, esiste solo una luce: Madre. Una donna, un’entità ammirata da tutti, da una popolazione indottrinata da regole ferree in cui esprimere un parere diverso, un’opinione, un solo diversificarsi, determina l’essere rinchiusi e isolati dalla società, fino a scomparire per sempre.
Ma non tutti vogliono sottostare a quelle regole, non coloro definiti come i dissidenti. Ribelli pronti alla lotta contro quel potere sconosciuto, che tenta di domare ogni persona, oggetto, evento alla sua volontà. Il mondo può essere ancora cambiato, la rivoluzione è l’unica via.
La storia illustrata dalla Tagliati ha una struttura ben definita, caratterizzata non da una prosa lineare, ma da un insieme di esperienze di alcuni individui identificati mediante un codice alfanumerico, privi di una propria caratterizzazione, privi di nome.
Una sorta di raccolta di memorie, di ricordi dei vari individui e cittadini. Attraverso le testimonianze e le voci di questi volti privi di una propria identità diversificata, la Tagliati descrive quel mondo distorto e crudele che caratterizza una società ottenebrata. Un mondo inesistente, ma che allo stesso tempo fa riflettere su determinate dinamiche che possono governare la mente umana, e come questa mente possa essere plasmata e resa uniforme secondo delle ideologie malsane e false.
Che dire della Cortigiana d’Inchiostro? La storia narrata da Elisabetta Tagliati ha destato il mio interesse fin dalla prima pagina. Non solo per la tematica trattata, il genere distopico mi ha da sempre affascinato e attirato, ma anche per la struttura particolare e leggera, nonostante la drammaticità dell’argomento.


Leandro Conti Celestini
(autore)

"I Dissidenti" di Elisabetta Tagliati, come secondo libro che scopro di questa artista, non è solo un romanzo di fantascienza ma un'opera sensoriale che oscilla da narrazione, a dialogo, a flusso di coscienza a sogno.
L'atmosfera in cui ci immergiamo sin da subito mi ha fatto pensare a "Metropolis" dalle tinte a volte più asettiche, quasi si affoga nel bianco, a volte più naturali, quasi un ritorno alla natura.
Perchè si parla di un futuro lontano e immaginario, una società matriarcale (una vera e propria Madre) che governa attraverso l'Arte.
Si succedono ribellione, sovversione, rivolte dai toni elegiaci in un romanzo corale fatto da diverse voci (bellissima in modo artistico la scelta di font davvero particolari per ogni personaggio) tra cui si distingue quella di un'artista, Liu, che ceca di seguire il suo pensiero innato invece che piegarsi alle richieste dell'Algoritmo.
E non è proprio quello che succede anche oggi nel mondo dell'arte? Chi ha successo si adatta al trend, si schiavizza sotto la legge dell'algoritmo pur di svettare attraverso la massa di concorrenti tutti uguali.
Forse questa storia non è così lontana e dobbiamo anche noi scegliere se essere artisti o "dissidenti".


Emanuela Marra
(blog Sognando di Scrivere e autrice)

Come sarebbe un mondo dove l’arte la fa da padrone? Dove essere creativo è la parte migliore del mondo? L’artista è una persona spontanea e quindi colui che può far vedere il mondo sotto occhi diversi in una forma nuova. Ogni creativo esprime a modo suo l’essere diverso e se questa diversità è un modo di esprimere il proprio essere, allora ben venga essere dissidenti. un romanzo distopico ricco di riflessioni.


Stefano Gatti
(Autore)

Intrigante
State per leggere questo racconto?
Allora aguzzate l'immaginazione perché l'Autrice ci porta in un mondo immaginario degno di un grande romanzo di fantascienza. Sembra un mondo perfetto, dove tutto fila liscio: troppo liscio.
Ma poi il giocattolo si rompe per colpa di quelli che non si allineano: i soliti dissidenti.
Sono quelli che vorrebbero avere ricordi, belli o brutti, ma veri: qualcosa di non previsto in quella società fittizia.
Le aspirazioni più profonde possono essere schiacciate in eterno o i dissidenti cambieranno la storia?
Scopritelo leggendolo tutto d'un fiato.


Recensioni

Anna Maria Bisceglie
(blogger Sognando con un libro in mano)
Mentre il termine “utopia” indica una società ideale, perfetta anche se irrealizzabile, la distopia ( anche chiamata “antiutopia”) rappresenta un mondo ingiusto, totalmente privo di libertà, in cui la disuguaglianza è programmata e mantenuta attraverso un rigido controllo. In tale società futura degradata una autorità assoluta sorveglia ogni aspetto della vita umana e domina gli individui attraverso abili e subdoli metodi di manipolazione delle loro menti. Elisabetta Tagliati in questo suo breve ma incisivo romanzo distopico descrive una futuristica Città governata dall’ Arte, appresa e detenuta nelle mani di pochi eletti, i cosiddetti Artisti e a capo della quale vi è una Madre, un esempio a cui ambire pur sapendo di non poterla eguagliare,in quanto perfetta. In questa fantomatica Città il Popolo è distinto in due categorie: i buoni Cittadini, ovvero coloro che si sono assoggettati passivamente al regime, accettando di essere trasformati in meri esecutori di un ingranaggio e i Deviati, o meglio i Dissidenti, ossia quelli che sentono la necessità di manifestare quella parte nascosta dentro di essi, rivendicando la propria creatività, che è stata invece limitata, oppressa e violentata. I Dissidenti avvertono il bisogno di esprimere la loro irresistibile “sete di infinito”! Essi vogliono tornare ad essere Uomini e non semplici Cittadini, privati del “disturbo di scegliere”, del “pericolo di sbagliare”, di una religione in cui credere e soprattutto defraudati dei ricordi del loro passato. Essi vogliono divenire nuovamente Esseri liberi di pensare, di imparare, di esprimersi e soprattutto di ricordare il passato, così da costruire il proprio futuro. Il loro voler ripristinare e proteggere la libertà anche a discapito della Città li fa apparire agli occhi dell’omologata Umanità dei “terroristi” , o più precisamente dei criminali affetti da quella malattia “di chi fa Arte senza avere una mente sufficientemente forte per sostenerla”. Fanno parte del gruppo dei Dissidenti: Liu e Will, due esseri coraggiosi che si fanno portatori di una temeraria Rivoluzione, finalizzata a porre fine a quel Medioevo buio per approdare grazie alle variegate forme dell’Arte ad un nuovo Rinascimento. Una ragazza speciale, che ama il canto lirico e un guru saggio, che ha ideali ambiziosi decidono che è arrivato il momento di sovvertire il regime dell’ Algoritmo, di ridonare agli Uomini il libero arbitrio di cui sono stati privati, di liberare persino Madre dalla sua schiavitù di mostrarsi come una dea ineffabile e non come una semplice donna e di avvalersi, come mezzo per il raggiungimento di tale obiettivo, proprio di quella stessa Arte che è stata per essi , fino a quel momento, sia “le loro ali” sia “le loro catene”. Segni tangibili del loro desiderio di cambiamento sono in primis i nomi da loro scelti, che sono andati a sostituire gli sterili numeri coi quali venivano identificati. Lei ha scelto di essere Liu, proprio come la “piccola donna” protagonista della Turandot di Puccini, l’ultimo operista, perché, come lui, si sente , grazie alla sua Voce, “l’ultimo dono della sua specie”, l’ultima a custodire la ricchezza di un passato di bellezza dimenticata”. Mentre lui ha optato per Will che in inglese significa “volontà”, quasi a voler sottolineare col nuovo nome il desiderio impellente di cambiamento. Ma Liu e Will hanno anche compreso come altro segno più eloquente della loro personale rivoluzione sia il mettere nero su bianco i pensieri, gli interrogativi, i ricordi, gli eventi, dando così vita ai “Libri dei Ricordi del Mondo” : la loro Storia, ma anche la Storia di tutti! Ma ogni Rivoluzione, per quanto animata da buoni e giusti ideali, ha sempre il suo prezzo da pagare e le sue inevitabili conseguenze . Quali saranno quelle derivanti della fine del regime artectratico? Quali le reazioni negli Uomini dinanzi ad una nuova e sconosciuta realtà? Sapranno adeguarsi? E quali effetti avrà su Liu e Will il cambiamento posto in essere ? Ho avuto modo di apprezzare la penna incisiva ed accurata di questa autrice grazie alla lettura del suo fantasy onirico “Oltre l’abisso” ed anche in questo suo scritto ha confermato la sua bravura. È riuscita a farmi apprezzare un genere, come il distopico, col quale non sono particolarmente a mio agio, grazie ad una narrazione breve ma eloquente, dove si ha modo di cogliere il suo monito. Mai sottovalutare l’importanza dei ricordi e della libertà di esprimere il nostro Io ed evitare di omologarci al pensiero o al comportamento della massa, solo per il timore di ingombranti oneri!

Recensioni

Federica Caglioni
(Autrice e blogger)
In un futuro che poi tanto distante da noi non sembra essere, la vita umana viene regolata da un’Algoritmo e si basa sull’Artecrazia, un governo in cui la capacità umana di produrre arte deve rientrare secondo schemi precisi e regolari gestiti proprio da quell'entità immateriali e matematica che è l’Algoritmo. I Cittadini non possiedono un nome, ma soltanto un numero identificativo, nascono crescono e muoiono all'interno di singole Città, dove ogni singolo aspetto dell’esistenza viene sorvegliato e analizzato da supervisori, schermi e test, così da indirizzare ognuno di loro verso lo scopo a cui risultano geneticamente più affini e produrre una società perfetta, standardizzata. In questo mondo, fatto di tecnologia e arte, non esiste un passato, ciò che esisteva prima dell'avvento delle città è stato cancellato, fatta eccezione per le opere d'arte, ma solo quelle sopravvissuta alla selezione tramite rigidi schemi di valutazione. È un mondo in cui non c'è spazio per l'iniziativa personale, la quale viene riconosciuta geneticamente molto prima che si sviluppi e per questo condotta al Conservatorio, un luogo dove si dice vengono conservati i deviati, ma in cui in realtà forse non trovano altro che la morte.
Dobbiamo tutti sforzarci di ricordare, perché gli uomini senza un passato non hanno neanche un futuro.
Ma non tutti coloro che presentano caratteristiche non conformi ai criteri sociali stabiliti dall’Algoritmo vengono condotti nel Conservatorio. Alcuni riescono a scappare e allora diventano un’opposizione allo status quo velato ma comunque presente: sono i Dissidenti, coloro che concepiscono e comprendono l’Arte ma che rifiutano di cristallizzarsi nelle direttive imposte dall’alto e cercano la libertà tipica proprio della passione che gli accomuna, la realizzazione artistica come fine espressivo dell’individualità. Ed è a metà strada tra i Dissidenti e chi dirige la città che si sviluppa la fiamma del cambiamento, nata dalla volontà ferrea e inattaccabile di una Cittadina disposta a sfidare le regole pur di portare avanti la propria passione per il canto. Un cambiamento che però ha bisogno di uno sforzo collettivo per essere realizzato, uno sforzo non sempre riuscito e che potrebbe portare a esiti del tutto inaspettati. I Dissidenti, i libri dei racconti del mondo di Elisabetta Tagliati è una lettura davvero breve ma molto intensa, ricca di dettagli e sfumature che è bene cogliere procedendo con calma per tutta la durata del romanzo, un termine che non si adatta poi proprio tanto alla tipologia di opera che questo libro rappresenta. Più che è un romanzo, infatti, è un collage, una raccolta di pensieri, ricordi e azioni che i suoi protagonisti annotano mentre la storia si svolge. Tutto ciò che avviene non è raccontato con una linea generale e descrittiva di tutto l'insieme, ma ci viene mostrato tramite spezzoni appartenenti a voci diverse e trascritte tramite diverse scritture, dandoci tra le mani un vero e proprio resoconto degli eventi, all'interno del quale chi legge si trova a riflettere su come potrebbe cambiare il nostro mondo se alcune delle caratteristiche del mondo distopico qui raccontato si realizzassero.
Nessuno voleva essere salvato, e le loro fatiche erano interpretate come casuali e futili momenti di caos.
Portandoci a scoprire questi individui de-umanizzati, senza un passato e trattati alla stregua di autonomi privi di emozioni ai quali però l’Arte viene concessa non come strumento di espressione personali e agenti liberatorio, ma come catena attraverso la quale costringere l'individuo a comportarsi e provare determinate sensazioni capaci di imbrigliarlo in un mondo eternamente uguale. Un mondo in cui non c'è spazio per sentimenti e diversità, nel quale però basta una scintilla per dare vita all'incendio capace di sovvertire una stasi soffocante. Una lettura molto interessante, per la quale avrei però preferito un finale leggermente diverso, forse anche un po' più descrittivo rispetto a quello che è poi a conti fatti un epilogo non poi così diverso dal suo incipit.

Wilma Coero Borga
(Autrice)

In un mondo malsano, dove l'essere umano è privato della scelta e del libero arbitrio, tanto da ricordare l'orribile realtà narrata da Orwell in 1984, un gruppo di dissidenti si distacca dalle convenzioni e dell'alterazione della realtà passata e presente, fatta di negazione dell'evidenza che crea allucinazione, inducendo l'uomo a credere di essere in errore; un gaslighting, un plagio psicologico che affievolisce l'intensità della luce che è dentro l'individuo facendolo dubitare delle proprie certezze e della propria autenticità. L'arte e il canto ritorneranno liberi a prezzo di duri scontri e perdite. Il popolo si libererà dal giogo, ma questa faticosa e dolorosa liberazione quanto durerà? Il mondo è destinato a essere ciclicamente governato da chi non lo vorrà mai davvero libero di esprimere il proprio talento e unicità?

Ospite del Salotto di Paolo Arigotti

Il salotto culturale di Palm (A. Ansevini e L.Borghi Sagone)

Recensioni

Carla Antonella Gatti
(Autrice)

Al centro dell’opera distopica “I dissidenti” di Betty Tagliati vi è l’essere umano, donne e uomini totalmente soggiogati dall’arte che da un lato li imprigiona e dall’altro li rende liberi. Perché quest’arte, pur dando una ragion di vita o di essere, non ha il consenso di espandersi, non può essere se stessa, poiché manipolata da uno sterile algoritmo che isola e condanna a morte ogni persona che intende espandere la propria creatività e questi ultimi sono proprio i dissidenti. Alcuni di loro sono spinti da una forza atavica che non comprendono fino in fondo, ma che li rende consapevoli del fatto che l’arte non può essere rinchiusa e soffocata a cantare le stesse canzoni, a scrivere le stesse opere e a dipingere le stesse banalità su tela. Così è l’essere umano trasposto nella nostra realtà, vittima di una società troppo stereotipata, arrogante ed esigente. Molti sono dei bravi soldatini, altri si sentono soffocare ed esplodono. Che poi entrambe le situazioni, la totale libertà o la severa costrizione, hanno dei pro e dei contro. Una società governata da regole e imposizioni rende agli esseri umani tutto ciò di cui hanno bisogno, cibo, vitto, alloggio, sicurezza. Tutto questo però a spese della libertà che non offre nulla in termini di sopravvivenza in un certo senso, se non la possibilità di essere completamente se stessi. Può sfuggire qualcosa in questo nuovo mondo instabile? Altroché. La mia libertà finisce dove inizia quella di un altro. Come quella Madre in quest’opera che “abdica” a favore di una nuova Madre che aveva già dentro di se il dono di esserlo, di essere una guida dal melodioso canto. Ebbene, grazie a Betty Tagliati di averci regalato questa nuova consapevolezza, il suo libro scorre proprio come uno spartito di musica, che ogni tanto si trasforma in una stringa di comando, cioè nell’algoritmo di un computer che, se non fosse mai esistito, nulla di tutto questo avrebbe mai potuto esser così veritiero. Il gruppo dei dissidenti mi ha accolto e nonostante la “non totale” consapevolezza iniziale, le loro incertezze e interrogazioni, mi sono sentita subito parte del gruppo e non soltanto un lettore che legge un racconto, un racconto fatto di ricordi di un mondo lontano governato dall’Arte.